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residenza teatrale

 

É importante per noi definire il laboratorio teatrale come un’esperienza, continuando a pensarlo vicino alla vita.

Un luogo in cui si resta aperti ad altre possibilità di scoperta, praticando più strade, facendo confluire ciò che è tecnico in ciò che è vitale, per una pratica scenica legata ai propri bisogni primari.

Uno spazio della mente e del corpo, in cui la ricerca sia libera da finalità e relazioni didattiche.

La produttività è un concetto lontano da questo campo.

Molte volte il laboratorio è visto come il luogo, dove si elaborano particolari tecniche per realizzare spettacoli singoli; di questi per il momento non ne abbiamo bisogno.

Intendiamo praticare zone aperte, liberate, in cui si annidano contraddizioni feconde.

Territori in cui si può perdere l’identità, ma si può trovare qualcosa di più vitale.

Il laboratorio teatrale può divenire luogo di conflitto, ma ciò può essere rigenerante.

Ogni uomo ha in se un potenziale espressivo.

E’ attraverso il lavoro fisico che impariamo a dominare il movimento per essere padroni della nostra energia vitale, che è al tempo stesso un’energia fisica, mentale, muscolare, emozionale.

Questa energia è la materia prima per affrontare il lavoro e la pratica del palcoscenico.

Non vi è un limite affinché un’emozione non possa attraverso il corpo, raggiungere le persone che ci circondano.

Il laboratorio teatrale è una possibilità per sperimentare e praticare questa forma di contatto, attraverso l’uso di strumenti quali respirazione, gesto, movimento, suono, parola.

Nel laboratorio teatrale il tempo è interamente dedicato alla scoperta di noi stessi, attraverso il contatto con i compagni nel gioco teatrale.

Il laboratorio teatrale è l’approfondimento di un insieme di tecniche già in parte esistenti in ognuno di noi.

Il laboratorio teatrale non vuole essere una scuola è un’esperienza.

 

I modi, i tempi, i temi, condizioni essenziali del lavoro, sono paralleli alla nostra pratica artistica, fondata sui linguaggi del corpo, dello spazio, della musica di cui l’esperienza laboratoriale è completamente permeata.

Vi è una tensione costante verso l’armonia tra le singole parti.

Un’armonia che acquista forza con dissonanze, durezze, difetti che nascono nell’ambito della pratica laboratoriale e in essa sono equilibrati mediante contrappesi, così da esaltare le singole individualità senza trascurare la coralità.

Un modo aperto e rigoroso di concepire un’esperienza.

Un modo alto per pensare e dedicarsi al proprio vissuto, dove il desiderio della scoperta diventa vertigine.

Nei giorni di laboratorio, insieme ai partecipanti, percorreremo alcune strade per giungere alla vertigine di qualche piccola scoperta, utile ad esplorare un territorio quasi sconosciuto:

“ Il confine tra ciò che è teatro e ciò che teatro non è ma lo alimenta”.

 

Questa esperienza si svolgerà nell’isola di Stromboli.

La durata del laboratorio teatrale è di dodici giorni, con orari di lavoro mattutini e pomeridiani. E’  prevista anche una dimostrazione di lavoro finale aperta al pubblico, da definire con la durata e le caratteristiche del seminario.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            A. Cossia R. Di Florio R. Veno

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